Lettera del Presidente dell’Ordine degli Avvocati Palermo, relativa alla vicenda della violenza sessuale di Palermo e, circa la pubblicazione dei nomi e delle foto degli indagati (con conseguenti minacce di morte anche ai parenti).
Greco: “Caro Direttore, aggrotterà la fronte dinanzi alla mia affermazione per cui quelle 6 persone sono innocenti, finché non condannati definitivamente; ma la condividerà quando qualcuno di loro sarà, suo malgrado, sottoposto ad un procedimento penale”.
TESTO LETTERA:
Caro Direttore,
ho letto con sgomento la notizia della violenza di genere apparsa sul suo giornale on-line. La storia, nella sua drammaticità, fa accapponare la pelle e provoca un indubbio senso di disgusto per la viltà e la brutalità del crimine. Devo però confessare che grande sgomento ha provocato in me anche la lettura dei nomi degli indagati. Sia chiaro, nessuna critica o sindacato da parte mia sulla scelta libera della stampa libera di pubblicare ogni aspetto, anche il più cruento, della notizia di cui è venuta in possesso. Ciò che mi turba sono le modalità con cui la stampa è venuta in possesso dei nomi degli indagati. Anzi, mi permetta, dei nomi degli innocenti sottoposti ad indagini penali. Sì, perché sia chiaro: quelle persone, i cui nomi con l’età anagrafica hanno avuto grande diffusione in tutti i giornali palermitani, sono innocenti e lo saranno finché non vi sarà una sentenza di condanna definitiva. So bene che la maggioranza dei suoi lettori, caro Direttore, aggrotterà la fronte dinanzi alla mia affermazione per cui quelle 6 persone sono innocenti, finché non condannati definitivamente; ma la condividerà quando qualcuno di loro sarà, suo malgrado, sottoposto ad un procedimento penale. Di questo ne sono più che sicuro, mi creda. Allora, tornando al nocciolo del problema, perché diffondere i nomi? Quale necessità, se non quella di una gogna mediatica, di una condanna pubblica anticipata rispetto al processo. Per non dire che quei 6 nomi ne lasciano sottintesi due: quello del minorenne coinvolto nelle indagini e quello della vittima del reato, che, secondo le cronache, conosceva gli autori. Perdonerà queste mie righe controcorrente, ma mi creda, per chi fa il mio mestiere, il tarlo della difesa di tutti, degli emarginati, dei negletti, degli ultimi, degli indifesi e, finanche, degli indifendibili, si insinua nella coscienza più profonda ed è impossibile ignorarlo.
Con i migliori saluti.
Dario Greco, Presidente Ordine degli Avvocati di Palermo