COLLOCAMENTO DEI FIGLI di Anna Maria Di PALMA

Collocamento alternato dei figli in regime di affidamento condiviso.  In Italia i figli trascorrono col genitore non collocatario una percentuale molto lontana dal cosiddetto e sempre valutabile 50% , che dovrebbe secondo Legge essere rispettato. L’ essere il cosiddetto “genitore di riferimento” fa sì che quest’ultimo si senta spesso titolare della gestione  del figlio, relegando l’altro ad un ruolo secondario, se non accessorio; il figlio, così, continua ad essere l’oggetto del contendere sia affettivo che economico ed il conflitto si autoalimenta privando  il figlio della possibilità di avere due genitori di pari #dignità, dei quali godere appieno. Senza delegittimare le teorie che asseriscono che i bambini hanno necessità di una figura stabile di riferimento e di un luogo nel quale identificarsi ( che non possono essere assunte a verità assolute, soprattutto nelle separazioni molto conflittuale).. non si possono tuttavia ignorare gli studi fatti negli Stati Uniti ed in Europa che evidenziano l’ importanza del collocamento alternato  nei quali si rileva che i benefici della sua applicazione sono, per il figli, di gran lunga superiori agli svantaggi. La custodia monogenitoriale con affidi paritetici o con regimi che prevedono un’ampia frequentazione del genitore non convivente importa secondo recenti studi che i bambini in custodia congiunta, sia fisica che legale, stanno meglio di quelli a custodia monogenitoriale ed in modo indipendente dalla loro età. La presenza e la compartecipazione di padri  non coabitanti è comunque associata a benefici comportamentali ed emozionali  scolastici; l’avere due case non rappresenta alcun rischio per i figli e la custodia congiunta riduce  conflitti. Un’altra autorevole ricerca, effettuata ad anni dall’introduzione della legge sull’affido condiviso, basata su prove scientifiche e studi psicologici per conto delle Associazioni di difesa dei diritti dei minori e dell’uguaglianza genitoriale, conclude che il collocamento paritetico permette al minore di mantenere una relazione con entrambi i genitori dopo la separazione; il bambino si adatta molto bene ai due domicili purchè si moduli il periodo di alternanza all’età ed alla maturità; la residenza monogenitoriale porta a maggiori ritardi nello sviluppo, rispetto a quella bigenitoriale; la presenza del padre nei primi anni di vita evita che vi siano ritardi nello sviluppo cognitivo, riduce l’ansia e facilita la socialità. L’Italia è il Paese europeo con la minore percentuale di affidi in alternanza quando è scientificamente provato che i bambini che vivono con entrambi i genitori hanno maggiori livelli di autostima e si percepiscono più sicuri di se stessi, se paragonati con quelli che vivono con un solo genitore. Una riflessione nel come back to school, periodo che porta ad un approfondimento di rapporti ed argomenti tra i figli ed entrambi i genitori.

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