A PROPOSITO DI SEPARAZIONE DELLE CARRIERE di Margherita MORELLI

Oltre a dare impulso ai miei lavori in sospeso, ho tempo anche per qualche seria riflessione poiché non mi sento travolta dallo tsunami della mia quotidiana iperattività. A volte, a tirarti il freno a mano ci pensa la provvidenza anche mettendoti i…. tombini tra gli stinchi. E vengo al dunque. Su questo referendum, mi sono messa di impegno ad ascoltare con attenzione, le ragioni del No e del Si e sviluppando il mio modesto pensiero critico, su due quesiti in particolare, sto cercando di tirare i remi in barca: quello sulla separazione della carriere tra funzione requirente e giudicante e quello volto ad abolire il reato di abuso di ufficio. Sugli altri, non nutro perplessità. Premetto e lo affermo con profonda convinzione e onestà intellettuale, che fin dal 1988 quando entro’ in vigore la riforma, ero un avvocato a tempo pieno allora, ho nutrito molte perplessità soprattutto su istituti come i riti alternativi e sul sistema accusatorio mutuato da quello di common law che aveva rivelato le proprie falle e che noi andavamo a rimediare, lasciando pero’ come sempre, il sacco con troppe noci dentro a fare rumore. Mi affascinava da bambina, l’avvocato Perry Mason e avevo deciso di diventare come lui ma ovviamente, nella vita tra il dire e il fare ci passa sempre di mezzo un oceano. Avevamo un sistema in effetti, misto o meglio, ibrido con una gran parte della procedura ancora votata al sistema inquisitorio, con l’accusa non proprio parte imparziale al pari della difesa e un ruolo e una funzione intercambiabili. Ciò detto, da allora sulla separazione delle carriere sono stati sprecati fiumi di inchiostro, e piuttosto che disciplinare adeguatamente le funzioni e le attività affidate al pubblico ministero per evitare esondanti iniziative giudiziarie frenando il delirio di onnipotenza di taluni, si e’ giunti ad auspicare che l’accusa fosse relegata o meglio condannata per la vita, a ricoprire il ruolo dell’inquisitore . Anche se mi attirero’ tutte le saette del pensiero piuttosto comune a ora, giunti al capolinea, mi sentirei pronta a dare una risposta a tutti i dubbi e le perplessità che mi trascino da tempo, trovando conforto anche nella mia modesta bottega sotto casa, in cui ho sperimentato quanto sia necessario che il bottegaio abbia fatto anche il garzone per condurre al meglio la bottega e trattare coi clienti. Ecco… mettiamola cosi banalmente. Poichè i magistrati italiani sono funzionari che hanno superato un concorso, (qui… cerco di restare sul pezzo) e non sono elettivi come accade da qualche altra parte e a tempo, e’ necessario che l’esperienza acquisita in una funzione non vada sprecata perché può essere un valore aggiunto per ricoprire poi un’altra funzione. Si cresce e si da il meglio se non si resta relegati per la vita a una scelta che non ti permetterà’ di arricchire la tua umanità e la tua esperienza. Sarebbe bello per esempio, anche uno scambio tra la professione forense e la magistratura almeno per due mesi, come auspicava qualcuno perché gli avvocati e i magistrati imparerebbero a rispettarsi e comprendersi di più, come sarebbe bello che i magistrati onorari volontari si scambiassero i ruoli e le funzioni con quelli di carriera perchè ciò consentirebbe di fare tesoro delle rispettive esperienze, ‘della fatica, del disagio come della preparazione e svilupperebbe la reciproca comprensione. Sono riflessioni che porterò nella cabina elettorale e considerero’ che la libertà di cambiare mestiere e’ un diritto inalienabile e un dovere insopprimibile di ogni individuo per contribuire al progresso sociale. Avrò ancora tempo per una seconda riflessione sull’abuso di ufficio.
(Margherita Morelli:   Avvocato e Giudice Onorario. Componente del Consiglio Giudiziario presso la Corte di appello di Napoli dall’anno 2012 al 2016. Presidente dell’European Network of Associations of Lay Judges dal 2017 al 2020. Coordinatore dell’Ufficio del giudice di pace di Afragola nell’anno 2015.2016. Poeta e scrittore, canto progetti di formazione educazione alla legalità. Project Manager del  progetto è stata cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Justice in parteneraggio con Università Vanvitelli, Associazione Nazionale Giudici di pace, UEMC (Unione Europea dei Giudici che si occupano di materie commerciali ) e FB Consulting e ha per oggetto la formazione di giudici Laici e Onorari Europei sulla Carta dei Diritti Fondamentale dell’U.E Socia dell’Associazione forense “Rete Nazionale Forense)
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