Premetto che non sono un esperto di geopolitica nè di strategie militari e che, quanto scrivo, è frutto di mie sensazioni espresse “a valle” di analisi condotte da autodidatta. Scrivo queste riflessioni al termine del 16° giorno di quelle “operazioni speciali” , come definite dalla ufficialità russa, condotte in terra Ucraina. Anzitutto tengo a precisare che , al di la delle finezze terminologiche e tecniche utilizzate dalla Russia , è incontrovertibile che siamo in presenza di una aggressione vera e propria ad uno Stato sovrano, reso tale dalla dichiarazione di indipendenza votata dai cittadini nel 1991. Ne conseguì Il riconoscimento internazionale da parte degli Stati, tra cui la Russia. Questa aggressione viene ora negata da parte russa che, per storia sia per realtà geografica e politica, considerano l’Ucraina (a torto o a ragione) come una porzione del proprio territorio metropolitano , abitato da popoli consanguinei o fratelli. Quindi , cannonate e scarponi russi affondati nella fanghiglia delle pianure ucraine, farebbero parte di una sorta di “lite in famiglia” da risolversi secondo usi e costumi del clan di appartenenza. Aggiungo che appartengo ad una cultura ideologica anticomunista , atlantista benché convinto della necessità di una revisione dello strumento dell’Alleanza , post caduta del muro di Berlino. Dato l’incalzare degli eventi mi propongo , di esporre un mio pensiero, in modo estremamente succinto , rimandando la più ampia trattazione della questione ad un secondo momento. Il titolo rimanda ai comportamenti basilari in caso di incendio, cioè : spezzare i vertici del cosiddetto triangolo del fuoco quindi evitare che calore, materiale combustibile e comburente rimangano a contatto alimentando l’incendio. Ecco come mi sarei aspettato ed augurato che la questione ucraina fossa stata affrontata, ancor più in questi drammatici eventi. Constato invece che i messaggi ed i fatti concludenti , messi in campo da tutte le parti interessate o cointeressate, spingono in direzione esattamente opposta e, “soffiano sul fuoco”, alimentano cioè il propagarsi dell’incendio , con conseguenze devastanti per tutti. Non siamo sufficientemente a conoscenza delle questioni pregresse ed in corso tra l’Ucraina e le propaggini indipendentiste filo russe, cosi come , da una parte e dall’altra, la informazione perviene ai rispettivi “spettatori “ solo attraverso immagini e parole prodotte dai propri organi di informazione ed appartenenti alle rispettive nazionalità, alimentando il divario tra i concetti di informazione e propaganda. Vengo al punto: il divenire degli eventi richiede una svolta di intraprendenza proprio da parte nostra, quell’occidente atlantico, come pure avvenne negli anni della crisi di Cuba, offrendo immediatamente sul piatto della diplomazia internazionale l’opzione militare di un arretramento delle linee e batterie di fuoco attestate nei Paesi ex Patto di Varsavia, oggi aderenti alla Nato, oppure un depotenziamento delle capacità offensive, il tutto in cambio di un immediato cessate il fuoco e l’apertura di un tavolo negoziale allargato, con la presenza cioè anche della Cina, paese che siede nel consiglio di sicurezza ONU con potere di veto. Forse siffatta iniziativa potrebbe costituire un fatto importante e discriminante, significativo però perché in grado di affidare alla storia un insegnamento ed un evento che va di molto oltre alle storie raccontate delle battaglie vinte o perse. (Alessandro PAJNO, Capitano di Vascello)
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