La Commissione Europea lo scorso anno aveva considerato la possibilità di avviare una procedura d’infrazione ai danni del Governo Italiano per effetto della mancata tassazione dei canoni – concessori ed autorizzativi – riscossi dalle Autorità di Sistema Portuale (ADSP). Secondo l’esegesi di Bruxelles la natura dell’attività di riscossione dei canoni da parte delle ADSP sarebbe strettamente economica e, pertanto, soggetta ad imposizione fiscale onde evitare fenomeni di alterazione della libera concorrenza. L’’Associazione Italiana Terminalisti Portuali (Assiterminal) torna sulla problematica e con una nota dei giorni scorsi afferma che: “aveva già stigmatizzato un anno fa insieme alle altre associazioni e confederazioni del cluster marittimo portuale, esprime preoccupazione e contrarietà in ordine alla tassazione dei canoni demaniali voluta dalla Commissione Europea”. Secondo l’associazione dei terminalisti italiani: “Fare apparire le Autorità di Sistema portuale italiane, che sono diverse da quelle degli altri paesi europei sotto i profili istituzionale e fiscale, quali imprese impegnate in attività economiche è giuridicamente sbagliato e controproducente rispetto alla normativa vigente ed alle scelte chiaramente contenute, ancora recentemente ribadite, nella legislazione nazionale. Si rischia di alimentare tentativi di modificare il modello pubblicistico degli enti che amministrano i porti italiani. Considerare l’attività di riscossione dei canoni per concessioni e autorizzazioni introitati dalle AdSP alla pari di attività di impresa di diritto privato ha come conseguenza diretta quella di stravolgere l’assetto attuale, creando incertezze nel quadro normativo vigente, in danno anche degli operatori, i quali hanno invece bisogno assoluto di certezze negli assetti istituzionali e normativi di settore per poter continuare ad investire nei porti. Assiterminal chiede quindi al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e all’intero Governo di difendere in sede europea l’attuale assetto normativo che disciplina le AdSP e le attività portuali”. Secondo la Commissione Tributaria Regionale – Collegio 8 – per la Sardegna con la sentenza del 04.12.2018, n. 1200/8 “ Le autorità portuali, quali enti pubblici non economici, non sono sottoposte ad imposizione fiscale sui canoni pattuiti a fronte delle concessioni demaniali. La CTR sarda ha così rigettato l’appello dell’Agenzia delle Entrate che aveva contestato il mancato assoggettamento ad imposte sui redditi e IVA dei canoni derivanti da concessioni demaniali rilasciate dalle autorità portuali a terzi. La natura giuridica di enti pubblici non economici delle Autorità portuali è stata, infatti, legislativamente affermata dall’art. 1, comma 993, della Legge 27 dicembre 2006, n. 296, per cui gli stessi non perseguono alcun fine di lucro, né operano su mercati contendibili. Da ciò deriva la loro inclusione nel novero delle pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001 con conseguente applicabilità a fini fiscali di quanto previsto dall’art. 74 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi), ovvero l’esclusione assoluta di ogni imposizione fiscale. In conclusione, e in adesione anche a quanto stabilito dalla Suprema Corte nella sentenza n. 11261/2015, i giudici liguri affermano più in generale che i canoni di locazione di aree demaniali non possono essere ritenuti redditi fondiari di natura diversa ex art. 67 c.1 lett. E) del TUIR”.
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