La legge n. 3 del 2019 prevede a decorrere dal 1° gennaio 2020, il blocco del corso della prescrizione del reato dopo la sentenza di primo grado (o il decreto di condanna), indipendente dall’esito, di condanna o di assoluzione. La sospensione, quindi, nel processo penale è interrotta nei seguenti casi: 1. Dalla sentenza di condanna o dal decreto di condanna; 2. Dall’ordinanza che applica le misure cautelari personali e quella di convalida del fermo o dell’arresto; 3. Dall’interrogatorio reso davanti al pubblico ministero, o dal giudice; 4. Con l’invito a presentarsi al pubblico ministero per rendere l’interrogatorio; 5. Con il provvedimento del giudice di fissazione dell’udienza in camera di consiglio per la decisione sulla richiesta di archiviazione; 6. La richiesta di rinvio a giudizio; 7. Con il decreto di fissazione dell’udienza per la decisione sulla richiesta di applicazione della pena; 8. Con la presentazione o la citazione per il giudizio direttissimo; 9. Con il decreto che dispone il giudizio immediato; 10. Con il decreto che dispone il giudizio e il decreto di citazione a giudizio . Secondo gli avvocati penalisti, la riforma della prescrizione comporterà degli inevitabili strascichi sui procedimenti attualmente in corso, dal momento che avrà effetto retroattivo, cioè non riguarderà solo i processi che inizieranno nel 2020 – dopo l’entrata in vigore della riforma – ma tutti quelli che pendono presso i Tribunali. Quindi, non ci stanno e protestano. Gian Domenico Caiazza, presidente dell’Unione delle Camere Penali Italiane: “Sulla prescrizione siamo pronti a dare la risposta più dura che si possa immaginare da una associazione di avvocati che può arrivare anche all’astensione dalle udienze”. Per Caiazza le norme varate dal governo gialloverde devono essere “abrogate o almeno rinviate”, altrimenti scatterà la mobilitazione dei penalisti. La prescrizione che si ferma dopo la sentenza di primo grado, prevista dalla riforma, ”è una bomba atomica, che decuplicherà i tempi dei processi – ha denunciato – il ministro la deve smettere di raccontare storie. Ci sono limiti che non si devono superare”, ha aggiunto, e riferendosi all’impegno, ribadito ieri dal ministro, di arrivare ad approvare entro la fine dell’anno la riforma dei tempi dei processi che consenta l’entrata in vigore delle nuove norme sulla prescrizione. “Vedremo che posizione prenderà il Pd e se il governo si salda sulle posizioni del ministro ”, ha concluso il Presidente dell’UCPI.
COMUNICATO UCPI: È ormai imminente il termine di entrata in vigore della norma che di fatto abroga la prescrizione del reato dopo la pronunzia della sentenza resa dal giudice del primo grado. Il Ministro della Giustizia ha pubblicamente dichiarato che nessun intervento è previsto su quella norma, mentre il Partito Democratico, ha formulato, sul punto, riserve assai blande, indeterminate nei contenuti e non di rado contraddittorie. E’ manifestamente inverosimile il proposito, pure sorprendentemente avanzato dal Ministro, di un intervento di riforma dei tempi del processo penale prima della entrata in vigore della Riforma della prescrizione, cioè entro il 31 dicembre 2019. Il cittadino resterà dunque in balia della giustizia penale per un tempo indefinito, cioè fino a quando lo Stato non sarà in grado di celebrare definitivamente il processo che lo riguarda, come denunciato dai penalisti con l’intera comunità dei giuristi italiani. È chiaro a tutti gli addetti ai lavori, anche alla magistratura, che l’entrata a regime di un simile, aberrante principio determinerebbe un disastroso allungamento dei tempi dei processi, giacché verrebbe a mancare la sola ragione che oggi ne sollecita la celebrazione. L’Unione proclama dunque l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per i giorni 21, 22, 23, 24 e 25 ottobre 2019.